Ci sono un filosofo e in ingegnere. Ma non è una barzelletta, e lo scopo non è vedere l’ingegnere che tenta di aprire una scatoletta costruendo un apriscatole ad energia solare, mentre il filosofo prova a farlo con il pensiero.
Questa volta l’intento è serissimo, e va nella direzione di far dialogare la visione del mondo del tecnologo con quella dello studioso di scienze umane, per riflettere sulle implicazioni etiche, sociali e culturali delle nuove tecnologie.
Il 12 febbraio alle ore 17.00 nell’Aula Magna di Palazzo Boileau Adriano Fabris, del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e Andrea Caiti, del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, si confronteranno sul significato della ricerca scientifica e tecnologica. A moderare il dialogo Valeria Strambi, giornalista di Repubblica Firenze.
“La scienza e la tecnologia – afferma Caiti – sono spesso considerate, anche e soprattutto da noi che le pratichiamo, attività eticamente e socialmente neutre, pure e indipendenti da ogni presupposto legato al contesto economico, sociale e valoriale in cui vengono condotte. Comprendere che non è così apre le porte ad un’immagine più complessa e meno stereotipata dell’attività scientifica. Un particolare assetto economico e sociale, o un certo sistema di credenze, anche inconscio, possono indirizzare la ricerca fin nei contenuti più essenziali.”
Un dialogo tra due culture diverse, quindi, che tentano di restituire un’immagine dello scienziato come parte integrante di una società e di un sistema di valori, e non come elemento separato e indipendente. Questo significa riconoscere la sua parte di responsabilità nell’uso che poi viene fatto delle tecnologie, anche nel caso, frequente oggi, di progetti molto grandi, in cui il singolo ricercatore gioca solo una piccola parte nell’ambito dell’intero processo.
“Se le tecnologie non sono neutre – commenta Fabris – allora ogni ricercatore e ogni scienziato, ma anche ogni utente, è chiamato a essere responsabile, per la sua parte, delle conseguenze che sono proprie dell’agire tecnologico. In questo quadro una riflessione etica serve a fornire le competenze perché ciascuno di noi possa fare le scelte giuste”.
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