Gli artisti di ANIMALI CELESTI teatro d’arte civile, nell’impossibilità che oggi ha il teatro di esistere, hanno deciso di far nascere CELESTE CLANDESTINA, una rubrica di eversione poetica messa in onda grazie alla disponibilità di PUNTO RADIO, un’emittente locale di musica cultura e informazione. L’appuntamento settimanale cercherà di dare voce alle urgenze e alle utopie di artisti, matti, migranti, studenti, vecchi, semplici cittadini interessati al teatro e ai valori della differenza.
La radio è un linguaggio che forse ha in sé alcune similitudini col teatro, tra cui la voce, il desiderio di emozionare, stimolare l’immaginazione, creare mondi invisibili che possono essere esplorati con semplicità, anche senza bisogno di mezzi tecnici sofisticati. Visto che oggi il teatro non è, vogliamo almeno praticare il desiderio di farlo esistere: la voce, le voci, come essenze di una necessità che, uscendo dal chiacchiericcio sociale, ascoltano e riproducono, ciascuna a proprio modo, le vibrazioni del sentire, le frequenze dei nostri sintomi, i turbamenti della vita, la distanza che abbiamo messo tra noi e la natura.
Strano: quando le comunità venivano attraversate da eventi tragici, nell’antichità, si attribuiva proprio ai teatri il ruolo di convocare le città attorno ai drammi, magari ponendo in discussione logiche e leggi dei potenti; oggi i teatri vengono considerati potenzialmente più inutili e infetti di un supermercato e quell’idea antica forse permane solo in clandestinità, sfidando le volgarità, i ruffiani e gli algoritmi.
Chiudere i teatri è una ferita che rischia d’essere mortale. Una interruzione opportuna, indispensabile, che tuttavia comporta il crimine di sottrarre alle comunità quell’essenza che l’arte, quando è tale, trasmette nei vissuti, nello spirito e nella quotidianità delle esistenze. Il teatro è un’infezione, fatta di cazzotti e di carezze, date con le mani sporche di polvere e sudore, di sputi e baci, di contagi tra esseri diversi che si scambiano le loro fragilità, il bisogno d’attraversare il dolore e le gioie, facendosi domande sulle necessità e sui sogni. Il teatro è un’azione d’amore e di lotta, per chi, in carne e ossa, è lì a condividere l’ultima utopica ribellione: creare mondi più belli, più sacri e più giusti.
Gli artisti, privati del loro lavoro e di ogni provento, aspettano una risposta dalle istituzioni e anche l’indispensabile sostegno dei loro spettatori, che oggi si vedono anch’essi sottratta una sostanza vitale quanto il pane, le cure, l’informazione: la possibilità di compiere quel rito laico che da millenni, attraverso il contatto diretto e vivo con un processo d’arte, permette di condividere immaginari, conflitti e appartenenze.
Fermarsi. Oggi anche il teatro deve, come noi, fermarsi. Forse anche il teatro ha la possibilità di ascoltarsi, sentire sé stesso, oppure cercare che tutto torni al più presto come prima. Come prima?
Scegliere, scegliersi. Prendersi cura. Quale azione violenta, piena d’amore e collera, possiamo compiere oggi per farlo? Fermarsi, forse, per ascoltare linguaggi diversi, dare nuove possibilità alla propria vita. Fermarsi, fare silenzio, guardare il mondo che è caduto giù e non voler riprendere il vecchio cammino. Tuttavia la sciagura ci suggerisce anche una grande opportunità: poter finalmente tornare a scegliere, anche in base al nostro volere e non solo al dovere, all’essere in noi, all’energia che ci proviene dall’interno, per quanta necessità d’amore abbiamo. Per noi stessi e per gli altri.
Con questo progetto, basato sul volontariato di un gruppo di professionisti che mettono a disposizione le proprie competenze artistiche, vorremmo aprire un piccolo cantiere di eversione poetica e di celeste follia: ci piacerebbe che questa avventura fosse accolta da persone e gruppi simili a noi, anch’essi interessati ad ascoltare la mutevolezza che l’emergenza impone. Non sappiamo dire ora se questa esperienza terminerà alla conclusione della fase drammatica che il Paese sta attraversando oppure se sopravviverà ad essa, magari come valore aggiunto.
Detestando la bulimia di immagini pubblicitarie diffuse da schermi, tablet, iPod, monitor e pc, cercheremo, attraverso le nostre voci, di dare ascolto ai silenzi e ai suoni di quelle fragilità che da tanto tempo accompagnano il nostro cammino artistico, le fratture, le vulnerabilità nell’esistenza di alcune persone, la loro forza nell’attraversare il dolore come se talvolta fosse un dono. Con il coraggio di avere paura. Con la fiducia nella lentezza della Natura che, oggi più che mai, è in noi e nelle straordinarie capacità di cura e di benessere già radicate ai nostri corpi.
Proviamoci. Questo è una chiamata: chi ci aiuta a farlo?
ANIMALI CELESTI teatro d’arte civile
Alessandro Garzella, Giulia Benetti, Francesca Mainetti, Chiara Pistoia, Anna Teotti, Satyamo Hernandez, Ilaria Bellucci, Elena Benevento, Sara Capanna, Carlo Cellai, Joaquin Cornejo, Elisa Garzella, Nicola Garzella, Tommaso Iacoviello, Irene Marcozzi, Giulia Paoli, Emiliana Quilici, Astore Ricoveri
aderisci anche te! sarai informato sulla data di inizio e potrai partecipare alla trasmissione!
ANIMALI CELESTI teatro d’arte civile