I risultati dell’ultima campagna di scavi a Uşaklı Höyük
La missione archeologica ha concluso la campagna di scavo 2022 a Uşaklı Höyük riportando alla luce il limite settentrionale del tempio ittita nella città bassa, i resti di un grande muro urbico a gradoni che cingeva la cittadella dell’età del Ferro, alcune tombe di età tardo-antica e un’enigmatica costruzione circolare di epoca ittita sulla quale si sta concentrando l’attenzione degli studiosi.
Le ricerche a Uşaklı Höyük
Tra la metà agosto e il primo di novembre la Missione Archeologica Italiana in Anatolia Centrale è stata impegnata sul campo nel progetto di scavo italo-turco a Uşaklı Höyük (Yozgat). La squadra formata da archeologi, specialisti di varie discipline e studenti di università italiane e straniere, ha trascorso due mesi e mezzo sul campo per documentare la sequenza di costruzioni e manufatti che raccontano la storia millenaria del sito sull’altipiano anatolico centrale.
La ricognizione di superficie (2008-2012) e gli scavi, intrapresi a partire dal 2013, hanno rivelato tracce di una lunga occupazione iniziata alla fine del Bronzo Antico e protrattasi fino ad età medievale, con evidenze sparse delle fasi più antiche, forse di epoca calcolitica, e recenti, di periodo ottomano. Nel corso degli ultimi anni il lavoro degli archeologi ha permesso di riportare alla luce i resti di edifici monumentali e frammenti di tavolette con iscrizioni in cuneiforme, contribuendo alla ricostruzione di un periodo di primaria importanza per il Vicino Oriente e il bacino orientale del Mediterraneo, quando gli Ittiti, popolazione che parlava una lingua appartenente alla famiglia delle lingue indoeuropee, fanno la loro comparsa tra i protagonisti della grande storia costituendo il potente regno di Hatti. Accanto all’architettura pubblica, altri dati concorrono a realizzare un quadro ampio della società della seconda metà del II millennio a.C.. I materiali ceramici, trovati in grande abbondanza, i resti faunistici e paleobotanici ci permettono di gettare luce sulla vita quotidiana, le pratiche legate alla preparazione e al consumo di cibo e bevande, il tipo di società che ne faceva uso e offrono elementi per ricostruire i cambiamenti sociali e ambientali che nel corso del tempo hanno interessato la regione.
Alla luce di quanto emerso, data la consistenza e qualità delle architetture pubbliche monumentali, dei materiali e dei frammenti di tavolette con iscrizione cuneiforme, si rafforza l’identificazione di Uşaklı, già proposta nel corso degli anni ’90 del secolo scorso, con l’importante città ittita di Zippalanda, centro di culto di un potente Dio della Tempesta, sede di un santuario e di una residenza reale e menzionata in diverse feste cui prendeva parte il re. Il Dio della Tempesta di Zippalanda, figlio del grande Dio della tempesta di Hatti e della Dea del Sole di Arinna o, in altri testi, del Dio della Tempesta del Cielo e della Dea del Sole della Terra, è menzionato come testimone nei trattati e nella lista di divinità che ricevono tributo da Alašiya (Cipro) oltre ad essere destinatario di offerte di animali selvatici da parte di alcune categorie di personale come uomini ḫapeš o gli uomini lupo.
La campagna 2022
Gli scavi hanno interessato cinque diverse aree collocate in punti diversi del sito e in relazione a resti appartenenti a periodi diversi. Tombe a cista con scheletri ben conservati e una vasca intonacata per la produzione di vino databili rispettivamente al periodo tardo romano ed ellenistico-romano sono stati messi in luce nell’area G al di sopra di uno spesso terrapieno in terra che deve essere legato alla costruzione delle mura urbiche di II millennio a.C., non sappiamo ancora se di Bronzo Medio o Tardo.
Alla base della cittadella, sulla pendice settentrionale, è continuato lo scavo del muro a gradoni datato all’età del Ferro. Si tratta di una particolare struttura che fa parte del sistema di contenimento della pendice e fortificazione già documentato in altre aree scavate negli anni precedenti e che viene a più riprese ristrutturato in relazione ai programmi edilizi che riguardano la sommità della cittadella. Gli elementi in comune con altre costruzioni di epoca frigia suggeriscono una datazione del sistema di muri che cingono la cittadella a partire dall’VIII sec. a.C. e che si estende, con i vari riadattamenti, al periodo achemenide e forse ellenistico.
Nel corso dell’ultima campagna un maggiore impegno è stato rivolto ad approfondire l’indagine del livello di epoca ittita nella parte pianeggiante del sito, la cosiddetta terrazza, ai piedi della cittadella. Nell’Area A gli scavi stanno portando alla luce l’imponente edificio II del quale si conservano le fondazioni e il massiccio basamento costituito da muri costruiti con grandi blocchi di granito sbozzati (spessore tra 2 e 3,5 m), oltre a una grande porzione di un pavimento di pietre a mosaico che rappresenta la più antica attestazione di questo tipo di realizzazione nel Vicino Oriente e forse del Mediterraneo orientale. La sua planimetria articolata in blocchi di vani giustapposti e non simmetrici, dal perimetro irregolare, trova confronti con i templi ittiti più antichi. Qui è stato individuato il limite settentrionale dell’edificio e uno spazio aperto immediatamente a nord.
Non lontano dal tempio, nell’area di scavo denominata F, un interessante ritrovamento è stato fatto nel corso dell’ultima campagna, ampliando la nuova area di scavo aperta nel 2021. Qui è emersa una struttura circolare in pietra, la cui base poggia su un terreno irregolare in forte pendenza, e in relazione ad uno spazio aperto lastricato. La cosa particolare è che risulta riempita all’interno con accumuli successivi di terra che contengono una grande quantità di resti ossei animali e frammenti di ceramica; mentre, sull’esterno, una progressiva ricostruzione di lastricati e porzioni di piani in terra battuta in relazione al muro curvo indicano un uso prolungato nel tempo.
L’interpretazione della struttura è molto difficile al momento, in attesa di un’estensione dei lavori che permetta di farsi un’idea di cosa ci sia attorno ad essa. Non sono documentati ritrovamenti simili in altri siti contemporanei e in Anatolia più in generale.
Potrebbe trattarsi di un bothros destinato ad accogliere offerte per qualche divinità o comunque di uno spazio speciale delimitato appunto dal muro curvo.
L’unica cosa cui vagamente si avvicina è la fossa necromantica trovata a Tell Mozan, l’antica Urkesh, in Siria settentrionale, definita “abi” nelle fonti hurrite ma che data alla fine del III millennio a.C. A voler cercare qualche indizio nelle fonti scritte ittite – cosa che ha fatto Giulia Torri, l’ittitologa della missione – esiste un rituale, descritto nel testo CTH 477, celebrato presso la riva del fiume, in un bosco e poi nel giardino di una “casa” o tempio che serve per proteggere la vita della coppia regale nel corso del quale vengono sacrificati diversi animali (pecore, caproni, agnelli, tori) e parte di questi sacrificati all’interno di una fossa scavata nella terra (la fossa è ‘hattessar’ e deve avere una forma specifica). Il rituale fa riferimento al dio della Tempesta di Zippalanda che normalmente non è mai attestato in rituali magici, menzionato qui insieme al dio della Tempesta del Cielo e alla dea Sole della Terra.
La collocazione della struttura circolare a nord dell’Edificio II, il probabile principale tempio della città di epoca ittita, non lontano dal fiume che scorre vicino alla base degli spalti e la proposta identificazione di Uşaklı con la città santa ittita di Zippalanda rappresentano altri indizi che potrebbero contribuire ad una interpretazione in chiave rituale del ritrovamento.
Occorrerà attendere la prossima campagna di scavo per avere una risposta alle varie ipotesi. Con l’ampliamento dell’area di scavo, la comprensione del contesto in cui la struttura circolare si trova e lo studio degli ossi animali trovati al suo interno, avremo maggiori informazioni per ricostruire un quadro più chiaro e formulare una corretta interpretazione del ritrovamento.
Il progetto
Il progetto italo-turco di scavi e ricerche archeologiche a Uşaklı Höyük si è posto come obiettivo la ricostruzione delle diverse fasi di occupazione del sito al fine di tracciare sviluppo e trasformazione dell’abitato sul lungo periodo, gettare luce sulle forme che l’insediamento aveva assunto in un territorio poco conosciuto archeologicamente come quello di Yozgat, attraversato da fondamentali vie di comunicazione attive per millenni, e contestualizzare i resti, rari nella regione, databili al periodo ittita.
Alla luce dei primi risultati ottenuti nel corso della ricognizione si è potuto ricostruire per sommi capi una lunga storia di frequentazione e isolare, nelle varie parti del sito, le aree più promettenti, in cui maggiore appariva la possibilità di individuare i resti del periodo storico di interesse.
Negli ultimi anni l’impegno è stato principalmente rivolto ad approfondire l’indagine del livello dell’età del Bronzo Tardo e allo scavo di due grandi edifici pubblici identificati sull’acropoli e nella porzione meridionale della città bassa, in posizione dominante nell’ambito dell’insediamento e la cui importanza è sottolineata anche dall’utilizzo del granito come pietra da costruzione.
Il progetto, l’unico a direzione italiana che opera su un insediamento ittita nell’area che fu centro del regno prima e poi dell’impero, vede impegnata una squadra di archeologi, filologi, ricercatori e studenti dell’Università di Pisa, che detiene la direzione, delle università di Siena, Firenze, Bozok Yozgat, UCL Londra, Hacettepe Ankara e del Salento coordinati da Anacleto D’Agostino (Pisa), Valentina Orsi (Siena), Stefania Mazzoni e Giulia Torri (Firenze), Yagmur Heffron (Londra), Demet Taşkan (Yozgat Bozok), Yılmaz Selim Erdal (Ankara) e Claudia Minniti (Salento).
Il progetto a Uşaklı Höyük opera con una concessione decennale della Direzione Generale del Patrimonio Culturale e dei Musei, Ministero della Cultura e Turismo della Repubblica di Turchia.
La missione 2022 è stata resa possibile grazie ai finanziamenti del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’Università di Pisa, della Fondazione Oriente Mediterraneo e dell’Università degli Studi di Firenze.
Hanno inoltre preso parte alla campagna 2022, i dott. Neil Erskine, Giacomo Casucci, Joshua Britton e Marta Doglio; gli studenti Ilaria Carboni, Federico Papa, Emanuele Gemignani, Federico Mandorino e Filomena Rescigno; il rilievo topografico e le riprese da drone sono state curate dal dott. Emanuele Taccola (Laboratorio LaDiRe, UniPi), i disegni dei materiali da Sergio Martelli, la comunicazione dalla dott.ssa Chiara Tarantino. Studenti dell’Università Bozok di Yozgat hanno condotto stages settimanali sul campo e contribuito al lavoro di preparazione dei frammenti ceramici per la successiva registrazione.
I risultati dell’ultima campagna di scavo sono stati presentati il 17 novembre ad Istanbul nell’ambito della 13a Edizione del Convegno dell’Istituto Italiano di Cultura su ricerca archeologica, ricostruzione storica e valorizzazione del patrimonio.
Per maggiori informazioni sull’insediamento di epoca ittita, si rimanda ad una recente articolo per il grande pubblico, in italiano, su un volume dedicato alle missioni archeologiche italiane in Turchia e scaricabile gratuitamente:
Per altre immagini della vita alla casa della missione, si rimanda ai canali social di Uşaklı Höyük:
Leggi la notizia sul sito di Ateneo: Zippalanda, il Dio della Tempesta e il mistero del “cerchio”