25 novembre: lettera aperta della rappresentanza studentesca del CdS in Filosofia

Riflessioni per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Care colleghe e cari colleghi,

certe e certi che i fatti di cronaca legati al femminicidio di Giulia Cecchettin abbiano scosso in questi giorni le coscienze di molte e molti, spingendoci a riflettere sul mondo in cui viviamo ogni giorno e cosa si possa fare per migliorarlo, abbiamo deciso come rappresentanza studentesca di condividere con voi, oggi 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, alcune nostre riflessioni, insieme ad informazioni utili su enti territoriali che si occupano attivamente di contrasto alla violenza di genere.

Seppur non tutt* i/le rappresentanti abbiano deciso di esprimere il loro pensiero, tutt* siamo convint* dell’utilità di questa condivisione per aprire un dialogo che speriamo resti aperto nel tempo, anche su altre tematiche.

Di seguito i nostri contributi:

“C’è ancora un domani, un futuro possibile?
La rabbia ci mobilita
Ad aggregarci
A formare un coro
Di voci strozzate
A causa di quel dolore che ci unisce
Di voci strozzate
Ma che risuonano nell’aria del mondo
Di voci agitate, adirate, infuriate
che evocano quel dolore
che riguarda la nostra condizione
La condizione che siamo costrett* a vivere
Ma dentro la quale non vorremmo mai abitare
La rabbia ci mobilita
A distruggere
E ricostruire
Anche quando il mondo sembra crollare
Anche quando ogni sistema di fiducia appare cedevole
La rabbia ci mobilita
A sperare.”

(Elena Egizii)


Sono passate due settimane esatte dalla morte di Giulia Cecchettin, una morte con un’etichetta ben precisa, quella del femminicidio. Giulia Cecchettin aveva 22 anni e, se la sua vita non fosse stata interrotta dall’ennesimo uomo che è stato educato a pensare che l’amore sia l’equivalente del possesso, che ha fatto passare l’odio per desiderio, la violenza cruda e mortale come suo diritto naturale in quanto maschio, allora Giulia giovedì 16 novembre si sarebbe laureata in Ingegneria Biomedica all’università di Padova. Avrebbe discusso la sua tesi e sorriso in foto scattate con le persone che aveva più care, con in testa una corona d’alloro e ai piedi le scarpe che le aveva consigliato la sorella con un messaggio whatsapp in quella sera infame. Quella sera Giulia ha smesso di rispondere al cellulare, perché qualcuno ha deciso che se non poteva avere lui il controllo sulla sua vita allora lei quel diritto non poteva averlo più.

Tante sono le parole che sono state spese per l’accaduto: alcune bellissime, dirompenti, da fare proprie per continuare a lottare per la libertà e la sicurezza delle donne di tutto il mondo, altre, purtroppo, che dimostrano quanto lavoro ci sia ancora da fare per distruggere l’habitus patriarcale a cui ci hanno educat* fin dall’infanzia. Proprio perché già parole potenti sono state dette in una forma migliore di quella che io sarei capace di stendere, ho cancellato ogni bozza scritta in questi giorni e deciso di affidare la mia riflessione ad una lista di consigli di libri ai cui devo una parte fondamentale della mia educazione femminista.

Esistono molti tipi di violenza, alcuni più evidenti, come quella fisica, altri più subdoli, come le disparità retributive o la continua oggettificazione e stereotipizzazione del corpo femminile, violenze che in alcuni casi si sommano al razzismo e all’omofobia. Ognuno di questi testi parla di un tipo di violenza diverso, tutti connessi, e spero che possano aprire per voi una finestra su delle nuove riflessioni, come è successo a me.

Mi auguro che le nostre menti non siano monadi senza porte né finestre, ma possano invece essere ognuna legata alle altre in un continuo scambio, fermento di idee, in un confronto collettivo sempre aperto che non ci permetta di farci trascinare dal futuro senza aver preso parte attiva per costruirlo. Vi prego per questo di rispondere a questa lettera
scrivendomi i vostri consigli di lettura, così da poter allargare le nostre librerie!

Nessun* dovrebbe considerarsi esentat* dal riflettere su ciò che è accaduto in questi giorni, che è accaduto prima e continua ad accadere: non si tratta di una battaglia delle donne, stufe ed arrabbiate, oltre che impaurite, dalle continue ostilità che il mondo pone loro davanti a causa del loro genere, si tratta di un percorso di introspezione e educazione continui, un percorso che deve scuotere le coscienze di tutt*, spingendo anche, e soprattutto, gli uomini a prendere coscienza di che cosa sia il patriarcato e come è possibile combatterlo, cambiando pelle come i serpenti. Insegnare alle bambine che nella vita devono essere libere non basta se insieme non insegnamo anche ai bambini che le donne non sono loro oggetti da possedere e dominare.

Elena Cecchettin, sorella di Giulia Cecchettin, ha dichiarato in diretta tv nazionale: “Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto.” Che il patriarcato sia allora una Cartagine, le nostre grida di libertà il fuoco che lo rade al suolo, lo sforzo concreto di tutt* per un futuro di vera parità il sale che non lo farà risorgere!

Consigli di lettura:

  • “Il secondo sesso”, Simone de Beauvoir, 1949
  • “Sputiamo su Hegel. La donna vaginale e la donna clitoridea”, Carla Lonzi, 1970
  • “Perché non ci sono state grandi artiste?”, Linda Nochlin, 1971
  • “Dalla parte delle bambine”, Elena Giannini Bellotti, 1973
  • “Donne, razza e classe”, Angela Davis, 1981
  • “Voci”, Dacia Maraini, 1994
  • “Leggere Lolita a Teheran”, Azar Nafisi, 2003
  • “Mille splendidi soli”, Khaled Hosseini, 2007
  • “La vegetariana”, Han Kang, 2007
  • “Kim Jiyoung, born 1982”, Cho Nam-Joo, 2016
  • “Trick Mirror: reflections on self-delusion”, Jia Tolentino, 2019
  • “E poi basta: manifesto di una donna nera italiana”, Espérance Hakuzwimana Ripanti, 2019
  • “Il genere della cittadinanza: diritti civili e politici delle donne in Francia (1789-1915)”, Vinzia Fiorino, 2020
  • “Stai zitta! e altre nove frasi che non vogliamo sentire più”, Michela Murgia, 2021
  • “Atti di sottomissione”, Megan Nolan, 2021
  • “Specchio delle mie brame: la prigionia della bellezza”, Maura Gancitano, 2022
  • “Good save the queer”, Michela Murgia, 2023

(Irene Lenzi)


Elena Cecchettin sottolinea un aspetto importante nella sua lettera “Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso”. Serve un’educazione e serve insegnare, serve che ogni giorno l’istruzione, la colonna portante della società, insegni a noi, a chi verrà dopo e anche a chi prima c’è stato, cosa significa amare, cosa
significa rispettare, cosa significa la vita.

La cosa ci identifica: siamo studenti, siamo coloro che soffrono in primis di questo sistema patriarcale e ne soffriamo principalmente perché non ci viene insegnato a combattere contro di esso e a chiedere aiuto, non ci viene nemmeno detto che esiste. E la negazione porta all’ignoranza di un problema e l’ignoranza porta alla cecità. Prendiamo atto di chi siamo, prendiamo atto che, in quanto studenti, da noi, attraverso di noi, dopo di noi, la voce delle vittime di questa piaga sociale sia eco per il futuro. Diveniamo consapevoli di ciò che accade, ma non con la storia su Instagram, non con il post o l’articolo del giornale, né tantomeno con la notizia al tg, diveniamo consapevoli accrescendo il bagaglio culturale, diffondendo quanto appreso nella serie di tragici eventi che macchiano la coscienza di noi in quanto essere umani. Costruiamo, giorno dopo giorno, la consapevolezza in grado di salvarci, non abbandoniamoci nel tacito consenso dell’ennesimo tacito cordoglio. Se non proveremo anche noi studenti a cambiare qualcosa Giulia tornerà. Tornerà sotto altro nome, sotto altre lacrime, sotto altre inutili discussioni politiche che ignorano il nome delle vittime. Ogni vita andata è occasione per nuova vita, non è vita sprecata, occasione per nuovi spazi, non lasciamo che la monotonia e la consuetudine resti intatta anche questa volta. “Bruciate tutto” per uscire consapevoli, per uscire forti, per essere davvero qualcosa per cui valga la pena pensare al futuro.

(Guglielmo Memmolo)


Ogni donna quotidianamente deve fare i conti con la paura; la paura di poter passeggiare in giro per strada, qualunque sia l’orario e qualunque vestito indossi. Ogni donna fa i conti con la paura di non essere professionale tanto quanto un collega uomo sul lavoro, semplicemente perché donna. Ogni donna almeno una volta nella vita ha avuto paura di innamorarsi: non paura dell’amore, ma che un giorno un uomo, proprio in nome dell’amore, possa toglierle la voce, la dignità, la vita. Ma non le toglierà la paura, perché quella non si esaurirà mai.
Perché le nuove generazioni possano avere coraggio, perché di fronte alla paura si possano udire le voci delle bambine, ragazze e donne che non tremano più, anzi che siano proprio loro ad alzare la testa, urlare e far uscire tutta la paura che da sempre hanno dentro.

(Clara Poni)


Ciascun essere umano ha due anime, così come in ogni donna c’è un’anima maschile anche in ogni uomo si cela un’anima femminile. La cultura patriarcale ha insegnato a rigettare questo afflato.
Bisogna dire NO a questa cultura con uno sguardo positivo aperto ad una pluralità di modelli. Gli uomini non hanno ancora imparato a dialogare con la loro metà femminile, la rifiutano andando incontro a lacerazioni del proprio Sé e a distruzione di ciò che è “altro” dal loro piccolo mondo; invito gli uomini ad esercitare un pensiero femminile e alternativo, far riemergere l’altra parte di sé, seppur nel conflitto, per comprendere la preziosità del nostro vero esserci umani.
La bestialità non ci deve in nessun modo appartenere!

(Gianluca Tessa)


Per non lasciar cadere nel vuoto queste nostre parole, come rappresentanza studentesca abbiamo a cuore che si diffondano il più possibile le iniziative sul territorio volte a combattere concretamente e quotidianamente la violenza di genere. Per prima cosa, vorremmo ricordare a tutt* dell’esistenza dello Sportello interuniversitario pisano contro la violenza di genere sorto su impulso di Unipi, Normale, Sant’Anna e in collaborazione con la Casa della Donna di Pisa. Anonimo, gratuito e senza obbligo di denuncia, lo Sportello è a disposizione per chi studia, fa ricerca, insegna e lavora nei tre atenei pisani. Chiunque abbia subito atti di discriminazione e violenza di genere o comunque legati alla propria identità sessuale, anche in luoghi diversi da quelli universitari, potrà rivolgersi allo sportello. È offerto, sia in italiano che in inglese, un servizio di ascolto, assistenza, informazione sui diritti, indirizzando, in caso di bisogni particolari o di maggiore complessità, verso strutture, associazioni, istituzioni sociosanitarie o giudiziarie del territorio. Per garantire l’anonimato di coloro che vi si rivolgono, il luogo in cui si trova lo Sportello è riservato e vi si potrà accedere solo inviando una mail a antiviolenza@ateneipisa.it o telefonando allo 050 2215104 secondo gli orari indicati sul sito www.ateneipisa.it.

La Casa della Donna di Pisa è un’altra realtà particolarmente significativa, in quanto oltre ad essere un importante centro antiviolenza si occupa di organizzare eventi volti alla sensibilizzazione ed educazione rispetto alle tematiche del femminismo intersezionale. La Casa dispone anche di una ricca biblioteca, che vi invitiamo a visitare, come importante luogo di arricchimento, educazione, ricerca sulla storia del pensiero femminista.

Ancora, Sex & the City, che, citando le parole delle fondatrici stesse, è “un’associazione di promozione sociale (APS), fondata nel 2022 da Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro, che osserva le città da un punto di vista di genere, e lo fa attraverso progetti specifici, teorici e pratici, incontri pubblici e progetti di ricerca. In questo modo, cerca di costruire un quadro capace di integrare la dimensione di genere nella riflessione sulla città, così da fornire alle amministrazioni pubbliche uno strumento utile a formulare politiche che possano organizzare gli spazi puntando al benessere di tuttə lɜ cittadinə.” Lo scorso 31 ottobre, in
collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa, l’associazione ha organizzato un seminario e workshop intitolato “Per un città transfemminista”.

Per ultima, ma non per importanza, la sezione pisana del movimento transfemminista Non una di meno.

Speriamo di poter condividere sempre di più con tutt* voi informazioni su iniziative sul territorio volte a combattere la violenza di genere. Ci auguriamo che possiate tutt* aiutarci nel farlo, sollecitando la nostra attenzione su ciò che ci circonda e che potrebbe essere utile sapere, da una vostra riflessione personale alla condivisione della locandina della presentazione di un libro sul tema.

Per questo, chiudendo questa lettera, lasciamo il nostro indirizzo e-mail collettivo, rappresentantifilosofiaunipi@gmail.com, così da poter ricevere tutti i vostri pensieri e aprire un
continuo dibattito costruttivo!

Le rappresentanti e i rappresentanti del Corso di Studi in Filosofia triennale e magistrale

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