Neolitico rosso cinabro: pubblicato lo studio sui reperti del sito de La Marmotta

Arretrata la datazione del primo uso del pigmento grazie alla ricerca congiunta di CFSUNIPI, CNR di Pisa e CISIC di Barcellona

Su Quaternary Science review è appena uscito un nuovo importante studio condotto dalla sezione di Preistoria del Dipartimento di Civiltà a e Forme del Sapere, dal titolo “New evidence reveals the earliest use of cinnabar in the western Mediterranean: The Neolithic settlement of La Marmotta (Lazio, Italy) “, di Cristiana Petrinelli Pannocchia, Alice Vassanelli, Vincenzo Palleschi, Stefano Legnaioli, Mario Mineo, Gerard Remolins Zamora, Niccolò Mazzucco, Juan F. Gibaja.

L’uso di pigmenti naturali, in particolare il colore rosso brillante, è stata una pratica comune fin dal Paleolitico. Ricerche recenti hanno approfondito vari scenari per valutare l’uso di questi colori per scopi culturali, medici e artistici, ritenendo che questi differenti impieghi riflettano la complessità della cognizione umana come anche l’evoluzione del pensiero simbolico. Nonostante la loro importanza, la gestione e l’approvvigionamento di questi pigmenti durante i periodi preistorici sono stati relativamente poco esplorati.

Nuove indagini condotte da un gruppo di ricerca Italo-Spagnolo composto da membri del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, CNR di Pisa e CISIC di Barcellona su materiali archeologici provenienti dal sito neolitico de La Marmotta, un insediamento situato sulle rive del lago di Bracciano in Italia, hanno permesso di gettare nuova luce su questa antica pratica. In questo insediamento sono state infatti individuate tracce di colore rosso sulle superfici di ornamenti personali, macine e ceramiche la cui analisi ha permesso di identificare come cinabro, un minerale di solfuro di mercurio noto per la sua sorprendente tonalità rossa ed in minima parte come ocra.

Questa scoperta permette di arretrare le prime testimonianze di uso del cinabro nel Mediterraneo occidentale, spostando il primo utilizzo di questo minerale e dunque anche la conoscenza delle avanzate tecniche necessarie per il suo approvvigionamento alla fase più antica del Neolitico.
Inoltre, l’abbondante presenza di questo pigmento minerale a La Marmotta, probabilmente importato dall’area meridionale della Toscana, non solo sottolinea l’importanza che esso rivestiva per le prime comunità agricole e pastorali, ma testimonia anche l’esistenza di una complessa rete di scambi, in cui materie prime, idee e tradizioni venivano condivise tra le diverse aree della penisola.

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