Un senso nel disordine. Praticare la complessità
A 10 anni dalla sua nascita, il Dipartimento di Civiltà e Forme ha confermato la propria eccellenza in Area 11, già evidente nella precedente competizione per i “Dipartimenti di eccellenza”, e parimenti anche nell’Area 14, pur coinvolta nel progetto, come anche nell’Area 10.
La capacità di attrarre risorse su bandi competitivi, la pluralità di docenti e discipline con progetti finanziati e gli esiti positivi della VQR, sono indicatori affidabili di elevata qualità nella ricerca.
Ciò conferma la validità della scelta strategica di investire in uno sviluppo integrato delle articolate competenze disciplinari presenti all’interno del Dipartimento, senza concentrare le risorse soltanto in specifici “settori di punta”. Convinzione di base condivisa è che la collaborazione tra studiosi di discipline diverse sia imprescindibile non solo nella formazione di base, ma anche in quella di 2° e 3° livello e nella ricerca più avanzata: la presenza di un articolato contesto culturale permette a studenti delle Lauree magistrali, dottorandi e ricercatori in formazione di sviluppare ricerche inter- e trans-disciplinari e di collocarle in un più complesso orizzonte.
Da questo assunto ha mosso il Progetto di eccellenza 2018/22 [PE 2018], che ha consentito al Dipartimento di raggiungere gli obiettivi di accrescimento della coesione interna, di incoraggiare lo sviluppo di linee di ricerca inter- e trans-disciplinari e di attrarre un bacino di giovani ricercatori.
Il progetto ha permesso inoltre di rafforzare le infrastrutture di ricerca di base, potenziando i laboratori già esistenti e creando due nuove infrastrutture: il Laboratorio di Diagnostica e la Digital Library.
Obiettivi
Il Progetto di Eccellenza 2023 mira a due obiettivi prioritari:
- sostenere, in linea con il PE 2018, lo sviluppo armonico del Dipartimento accrescendo la qualità della ricerca e la sua integrazione interna e nella comunità scientifica di riferimento (azione A);
- far fronte a situazioni problematiche e/o a nuove sfide emerse più di recente (azione B).
Per quanto riguarda l’azione A le linee di intervento previste sono:
- Il reclutamento di docenti, di provenienza esterna al Dipartimento, che compensi le cessazioni dal servizio e contribuisca al rinnovamento generazionale del personale del personale docente
- L’attivazione di un’ampia campagna di contratti di ricerca che sostenga i giovani ricercatori nella fase più delicata della loro carriera, contribuisca a ringiovanire il personale ricercatore del Dipartimento, ad aprirlo a elementi di formazione diversa, anche in vista dello sviluppo di collaborazioni a più ampio respiro con giovani ricercatori di qualità destinati a inserirsi nel mondo dell’università.
- Un incoraggiamento all’internazionalizzazione del Dipartimento, attraverso il potenziamento del programma di Visiting Scholars, creato con il PE 2018.
- Un rafforzamento delle infrastrutture di base della ricerca del Dipartimento, con specifico riguardo alla Digital Library [DL] e alla dotazione del Centro per le attività di Terza Missione [CTM], pur senza trascurare il necessario sostegno a biblioteche e laboratori. Compito del nuovo CTM sarà quello di avviare nuove attività di Terza Missione, coordinandosi con le strutture di Ateneo e con istituzioni e imprese a livello regionale e nazionale.. Gli ambiti prioritari di azione riguarderanno la Formazione Continua (insegnanti, in collaborazione con INDIRE e con il MI; giornalisti, in collaborazione con l’Ordine regionale e nazionale; personale degli Enti locali; privati); l’organizzazione e il coordinamento di Summer Schools; l’implementazione di progetti riguardanti l’educazione civica e l’educazione alla cittadinanza digitale; il Public Engagement (comprensivo delle attività di consulenza per musei ed enti culturali; delle attività connesse alla Public History e al Reenactment; delle attività connesse alla valorizzazione del paesaggio, del patrimonio culturale e del territorio). Per raggiungere tale obiettivo, si prevedono anche attività di sensibilizzazione e di formazione sulla Terza Missione per docenti, giovani ricercatori, dottorandi e personale tecnico-amministrativo, in sinergia con iniziative condotte dall’ateneo e a livello nazionale e internazionale.
- Un sostegno finanziario alle attività di ricerca di docenti e ricercatori del Dipartimento, specialmente delle aree 11 e 14, attraverso il cofinanziamento di seminari, convegni, pubblicazioni (nella Collana di Dipartimento) e altre attività coerenti con il TRQD.
Si intende così collaborare al raggiungimento dell’ultimo degli obiettivi della linea di azione (A): l’integrazione della ricerca nel Dipartimento, per farne una comunità sempre più coesa e coerente di ricercatori, capaci di portare avanti progetti inter- e trans-disciplinari attorno ad alcuni obiettivi comuni.
Il Progetto scientifico in breve
Il Tema di Ricerca Quinquennale di Dipartimento, funzionale a dare coerenza alle diverse attività previste dal PE 2023-27, è dedicato a “Un senso nel disordine. Praticare la complessità“, con l’obiettivo di studiare come l’essere umano sviluppi strategie per convivere con il disordine.
Si descriverà il disordine come una delle categorie con cui gli individui strutturano narrativamente il loro divenire storico; si esploreranno i modi in cui le società del passato si sono confrontate con ciò che interpretavano come disordine, focalizzandosi sui processi di istituzione e contestazione delle norme; si rifletterà sui modi in cui ambiente e società dell’informazione lancino sfide alla capacità umana di gestire la complessità.
Il Progetto di ricerca
Venute meno le illusioni circa “una fine della storia” e l’affermazione di un’ordinata globalizzazione che portasse alla “naturale” e “inevitabile” generalizzazione di valori e stili di vita occidentali, oggi a molti osservatori il mondo appare più disordinato, ingovernabile, privo di una base comune di valori e obiettivi.
I crescenti flussi migratori, il cambiamento climatico, la recente crisi pandemica con le difficoltà a salvaguardare le vite umane senza incidere pesantemente sulle attività economiche e le libertà individuali, il crollo dell’ordine politico internazionale, reso evidente dal conflitto in Ucraina, l’intrecciarsi e sovrapporsi di istituzioni politiche locali, nazionali e sovranazionali, la connessa tensione tra le identità particolari (locali, nazionali ed europea) e l’universalismo, infine la pluralità degli orientamenti religiosi, valoriali e sessuali sono fenomeni che determinano in molte persone una crescente sensazione di disordine.
Si invoca così un ritorno a un buon ordine antico e naturale, difficile da definire e certo non condiviso dalla totalità dei cittadini europei. Il dilemma che si pone è quindi se dobbiamo cercare di definire un “nuovo ordine” frutto di un compromesso tra i diversi interessi e sistemi di valori che caratterizzano la società europea, oppure se dobbiamo rassegnarci all’impossibilità di istituire un ordine che non sia oppressivo delle diversità e funzionale al potere di alcuni gruppi sugli altri.
Nella consapevolezza che spetta a organi di governo nazionali e comunitari prendere decisioni a riguardo, scopo del progetto è evidenziare la complessità del problema chiedendosi se non possiamo imparare a convivere con il disordine, osservarne e comprenderne l’intima natura, scorgervi un senso e quindi gestirlo attraverso un’educazione alla complessità del reale.
Work-packages
Il progetto scientifico verrà diviso nei seguenti work-packages (WP).
Con lo scopo di elaborare un’analisi delle categorie concettuali di ordine e disordine, si studierà il modo in cui gli esseri umani tendono a rappresentarsi le loro vite sulla base di una struttura narrativa, per organizzare i propri vissuti in modo coerente, ritrovare in essi un senso e riuscire a gestire l’impatto emotivo di ogni evento sulle proprie scelte e azioni.
La coppia concettuale ordine/disordine ha una funzione per lo più operativa: dipende dal modo soggettivo in cui ciascuno percepisce l’orizzonte di problemi e possibilità in cui si trova immerso, piuttosto che derivare da definizioni descrittive concettualmente stabili. Con questa convinzione si indagheranno i modelli gnoseologici proposti in passato per descrivere il modo in cui memoria, immaginazione e affettività interagiscono nella rappresentazione narrativa delle vite umane e degli immaginari sociali che esse portano con sé.
Quindi si indagherà come il disordine possa apparire quale corruzione dell’ordine narrato e si indagheranno e compareranno specifici modelli di saggezza pratica (phronesis, prudentia, know-how), colti nel loro sviluppo storico e nel raffronto tra culture, che forniscono testimonianze dei tentativi di gestione degli eventi inattesi che sovvertono l’ordine percepito.
Con l’obiettivo di costruire una storia del disordine, ulteriore sbocco di questa linea di ricerca sarà lo studio dei fenomeni che generano la percezione del disordine e che tuttavia possono implicitamente contribuire a uno sviluppo imprevisto della conoscenza (ad esempio gli errori, l’ignoranza e i cambi di paradigma nel campo dell’evoluzione scientifica). Questo potrà avere un risvolto pedagogico nello studio di modelli educativi capaci di valorizzare la contaminazione di prospettive diverse.
Estendendo la ricerca alla dimensione politica, si presterà attenzione al modo in cui le società umane del passato si sono confrontate con ciò che interpretavano come disordine, in primo luogo attraverso l’elaborazione di strumenti culturali e delle conseguenti risposte istituzionali.
Fra i vari ambiti passibili di essere esaminati, particolarmente promettenti sono la definizione di giustizia e la sua messa in pratica nel contesto della soluzione dei conflitti (tra individui e tra comunità); l’elaborazione di identità collettive e le conseguenti ricadute sul piano politico e istituzionale; la creazione di programmi politici (anche contrapposti) da parte di intellettuali e vertici politici e la loro messa in pratica attraverso la creazione di istituzioni ad hoc (formali e informali; locali, nazionali, sovranazionali); la descrizione e classificazione degli esseri umani, delle loro forme di aggregazione di base e degli spazi che essi abitano, quindi il processo di istituzione di “norme” e “comportamenti normali”, la modifica e l’appropriazione degli spazi (simbolica e materiale). Ma anche d’altra parte, l’esistenza di società percepite come disordinate (da osservatori interni o esterni), ma capaci di autoregolamentarsi con efficacia e di generare sviluppo economico e mobilità sociale.
Nel riflettere sui tentativi di imporre un “ordine giusto” è necessario non dimenticarne il carattere potenzialmente oppressivo e la dimensione performativa e funzionale agli interessi di specifici gruppi umani, politici e sociali. Né andrà trascurato il ruolo che l’elaborazione di nuovi concetti e modelli di cosa sia il “giusto ordine” ha avuto nell’emancipazione e nel riscatto di gruppi sociali marginali all’interno delle società tradizionali (servi e schiavi, contadini, operai, proletari, donne, minoranze su base etnica, religiosa, di orientamento sessuale, gruppi percepiti come “diversi” e per questo discriminati ecc.). Di qui l’emergere di azioni dirette contro l’ordine pubblico: appunto, di disordini.
La mente umana produce forme di spazializzazione del disordine per rispondere al caos che le relazioni sociali tra comunità multiculturali possono comportare. È necessario, perciò studiare come le società del passato e del presente percepiscono e affrontano la grande sfida all’ordine costituito avanzata dall’interazione fra organismo e ambiente.
Valorizzando le diverse competenze presenti nel Dipartimento, si indagheranno le più recenti teorie che traggono dalla biologia evoluzionista l’immagine della specie come intenta a modificare i propri habitat (non solo fisici ma anche sociali), per costruirvi una nicchia che faciliti il loro processo di adattamento e potenzi le affordances dell’ambiente.
Trasformazioni climatiche e crisi ecologiche (così come fenomeni eventualmente correlati quali flussi migratori, carestie ed epidemie) sono già state affrontate dalle società del passato, ma assumono oggi dimensioni e velocità del tutto inedite, alle quali si aggiunge la maggior consapevolezza dell’impatto che la nostra specie esercita sull’ambiente. Non per questo è inutile una riflessione sulle esperienze passate.
Procedendo dalla rappresentazione della mente umana come situata nelle proprie nicchie ambientali, tecnologiche, sociali, si proverà a vedere se e come essa sia capace di gestire il disordine introdotto dalle crisi ecologiche e quindi di acquisire coscienza e resilienza ecologiche e tradurle in azioni individuali, sociali e politiche proattive.
Saranno da indagare in quest’ottica anche forme di disordine affettivo generate dai suddetti fenomeni (ad esempio la cosiddetta ansia ecologica conseguente alla percezione del disordine prodotto dalla crisi climatica) e vedere come esse producano identificazioni di gruppo in cui non prevale il senso di un “noi” plurale e aperto alla responsabilità individuale, ma si tenda all’appiattimento su opposizioni nette fra amici e nemici.
D’altro canto, si studierà il modo in cui esperienze “immersive” e “olistiche” dei paesaggi e degli ambienti naturali aumentano la qualità della nostra percezione estetica.
Una forma peculiare di disordine che caratterizza la società attuale è la cosiddetta entropia del sapere, cioè la sovrabbondanza di informazioni e parcellizzazione delle competenze che impediscono lo sviluppo della conoscenza.
Bisognerà studiare come le Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) permettano di gestire l’enorme mole di dati delle società complesse, facendo emergere ordini di natura statistica, ma contribuiscano allo stesso tempo a incrementare il grado di disordine, favorendo la formazione di eco chambers (o “casse di risonanza”, cioè di situazioni in cui la proliferazione e la ripetizione delle informazioni si accompagna alla diminuzione di contenuto e vaglio critico dell’informazione), attraverso meccanismi di filtraggio delle informazioni.
Utilizzando un approccio interdisciplinare che valorizzi le diverse competenze presenti nel Dipartimento, si analizzeranno le tensioni che attraversano questi processi anche nelle loro connotazioni territoriali. Allo scopo di ricostituire una rete dei saperi funzionale al riordino delle conoscenze (soprattutto in ambito umanistico), si monitorerà l’uso dei motori di ricerca e della selezione delle informazioni, anche attraverso le distorsioni generate dall’uso di algoritmi. Infatti, quanto più le singole eco chambers sono internamente unite e compatte, tanto più si produce un disordine di sistema che genera a sua volta fenomeni di polarizzazione politica e culturale; queste manifestazioni di polarizzazione si aggregano però in pattern costanti, rendendo standardizzati e prevedibili i comportamenti degli attori sociali.
Si indagheranno le modalità in cui l’autorità (scientifica, intellettuale e sociale) è rigettata in contesti digitali, inquadrando quelle forme in schemi più ampi, da accertare storiograficamente, di contestazione del capitale simbolico delle classi dominanti.
Infine, si cercherà di chiarire le funzioni che alcune figure tradizionali preposte alla traduzione e comunicazione del sapere nella sfera pubblica (giornalisti, insegnanti, esperti scientifici, burocrati, …) possono svolgere nella nostra società e le pratiche educative necessarie per la formazione di tali capacità.
Impatto sociale del progetto
Il progetto promette un impatto sociale elevato perché sviluppa:
- un piano innovativo per integrare in una strategia di ricerca approcci riconducibili alle due aree coinvolte (11 e 14) e, più in generale, a tutto il Dipartimento;
- risorse epistemiche fondamentali per immaginare programmi di educazione alla complessità del reale da diffondere nelle scuole e nella società civile.
Inoltre, il progetto è potenzialmente in grado di perseguire 12 dei 17 sustainable development goals adopted by the United Nations. Ripensando i modelli per affinare la capacità di gestire l’inatteso, si promuoverà la ricerca del benessere degli individui (Goal 3); lo studio della gestione politica del disordine potrà fornire un contributo per immaginare azioni che sensibilizzino la governance alla lotta contro la povertà e la fame (Goals 1 e 2), a ridurre le diseguaglianze (Goal 10) e ripensare la crescita economica in un contesto di rispetto dei diritti fondamentali degli individui tutti (Goal 8). Lo studio dei modi di percezione e gestione delle crisi ecologiche sensibilizzerà all’acquisizione di consapevolezza, responsabilità e resilienza ambientali (Goals 7, 11, 12, 13, 15). La riflessione sull’entropia del sapere lavorerà per migliorare la qualità dell’educazione prodotta con particolare attenzione alla sua natura inclusiva (Goal 4). La collaborazione fra discipline diverse e il coinvolgimento di partner nazionali e internazionali permetterà di rafforzare il ruolo del Dipartimento nel consolidamento di una partnership globale per lo sviluppo sostenibile (Goal 17).
Il progetto è in linea con diverse missioni del piano nazionale di ripresa e resilienza. In particolare:
- lo sviluppo di una visione culturale (M1C3)
- l’attenzione per la rivoluzione verde (M2)
- l’elaborazione di strumenti da applicare nell’ambito della salute (M6).
Commissioni
Commissione Gestione e Pianificazione
Simone M. Collavini (Presidente), Andrea Addobbati, Alberto M. Banti, Pierluigi Barrotta, Bruno Centrone
Massimo Bacci (personale tecnico-amministrativo), Giuseppe Rigoli (personale tecnico-amministrativo)
Commissione Editoriale
Simone M. Collavini, Andrea Addobbati, Cristina Cassina, Matteo Giuli, Alberto L. Siani
Commissione Centro Terza Missione
Adriano Fabris (Presidente), Caterina Di Pasquale, Gian Luca Fruci, Gianluca Fulvetti, Roberto Gronda, Cecilia Iannella, Michela Lazzeroni, Luca Mori, Chiara Ombretta Tommasi
Commissione Scientifica
Simonetta Bassi (Presidente), Cristina Cassina, Alfredo Ferrarin, Vinzia Fiorino, Matteo Giuli, Antonio Masala, Francesco Pelosi, Alma Poloni, Alberto Siani, Paola Zamperlin
Martedì 21 marzo 2023 è stato presentato alla stampa il bilancio del progetto di eccellenza 2018-2022, finanziato complessivamente con circa 8 milioni di euro e che ha portato all’assunzione di diversi docenti e giovani ricercatori, e illustrato il progetto di eccellenza per il quinquennio 2023-2027, finanziato dal MUR con una cifra che potrà variare da circa 5 a 8 milioni di euro.
“Per la seconda volta su due – ha commentato il direttore Simone Maria Collavini – il nostro Dipartimento è stato riconosciuto fra i 180 di eccellenza in Italia, a testimonianza della qualità della ricerca umanistica che si svolge a Pisa, in particolare nelle discipline storiche e filosofiche. Il merito è di tutta la nostra comunità e di quanti, in particolare alcuni giovani ricercatori, hanno contribuito a fare squadra e a elaborare il progetto”.
Alla conferenza di presentazione, moderata dal professor Adriano Fabris, presidente della Commissione sulla Terza Missione, sono intervenuti lo stesso professor Collavini, l’ex direttore Pierluigi Barrotta, il prorettore alla Didattica, Giovanni Paoletti, il delegato per la Promozione della ricerca nel settore delle scienze sociali e umanistiche, Federico Cantini, e la presidente della Commissione comunicazione, Chiara Ombretta Tommasi. Hanno partecipato anche tre giovani studiosi reclutati grazie al finanziamento del Dipartimento di eccellenza: Francesco Marchesi, assegnista di ricerca e professore a contratto che si occupa del rapporto tra politica e storia, Marco Menon, che ha svolto un assegno di ricerca in ambito filosofico ed etico, con importanti risvolti nel campo della comunicazione, e Maria Cristina Rossi, che è rientrata a Pisa dalla Germania con un contratto da ricercatrice nel settore della paleografia latina.