Mostra documentaria su Luciano Castelli
Tra le iniziative in programma per il Giorno della Memoria, venerdì 27 gennaio 2023, alle ore 17:00 presso Villa Trossi a Livorno, si terrà l’inaugurazione della mostra “Poteva capitare a chiunque”. Luciano Castelli (1921-2006). Disegni di un deportato.
L’iniziativa, promossa dalla Fondazione d’arte Trossi-Uberti e curata dalla prof.ssa Antonella Capitanio (Università di Pisa), rende omaggio a Luciano Castelli, con una mostra di disegni e documenti risalenti agli anni della sua deportazione in un campo di lavoro tedesco.
La selezione e l’elaborazione delle preziose testimonianze di quegli eventi, conservate dai figli di Castelli, e della video intervista a Francesca Castelli, sono state realizzate da Farah Vece nell’ambito di un tirocinio curricolare per il Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, con il coordinamento della prof.ssa Capitanio.
Al finissage di domenica, previsto per le ore 17:00, sarà presente una delegazione della Comunità Ebraica Livornese.
La mostra resterà visitabile con ingresso libero anche sabato 28 e domenica 29 gennaio, dalle 15:30 alle 18:30.
Luciano Castelli è stato una figura di rilievo per la città di Livorno; oltre alla sua attività di pittore, che lo ha portato ad esporre anche alla Biennale di Venezia (1950), lo ricordiamo per la sua attività di insegnante, durante la quale ha scritto un manuale di lingua latina, e come preside al Liceo Francesco Cecioni, per il quale ha avuto un ruolo determinante nell’introduzione degli indirizzi sperimentali, tra cui l’Artistico.
Nell’estate del 1944, Castelli aveva 23 anni ed era sfollato in campagna a causa dei bombardamenti che avevano distrutto buona parte del tessuto cittadino. In cammino da Avane (frazione di Vecchiano) verso Lucca, fu catturato dai soldati tedeschi e deportato in Germania.
Non era un oppositore politico, non era un ebreo: si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato. Forse per esorcizzare la precarietà del suo destino o forse per lasciare traccia di sé, Castelli racconta la sua prigionia nel campo di lavoro tedesco attraverso una raccolta di veloci disegni, arguti e poetici al contempo.
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Fonte: Fondazione Trossi-Uberti